Matera è una città antichissima, una delle più antiche al mondo, e il suo territorio testimonia insediamenti senza soluzione di continuità sin dall’età paleolitica.
Nei dintorni della città sono state rintracciate zone preistoriche con interessanti ritrovamenti archeologici (San Martino – Serra Rifusa – Picciano – Tirlecchia – Murgecchia – Serra d’Alto – Timmari).

Per circa 7000 anni la vicenda umana si è svolta negli stessi luoghi, e senza dubbio anche questa caratteristica ha contribuito a proclamare la città dei Sassi Capitale della Cultura Europea per l’ormai imminente appuntamento del prossimo 2019.

La città è sorta in un’area rupestre a ridosso di una grande spaccatura carsica, chiamata “Gravina”, e si è sviluppata in un rapporto quasi di simbiosi con la stessa roccia, tanto che, sull’altipiano murgico che la sovrasta, si trovano ancora, come abbiamo accennato, alcuni villaggi preistorici, come quello di Murgia Timone, il più conosciuto e facilmente raggiungibile, e di Murgecchia.

In quei tempi, come la storia ci ha insegnato, anche le caverne furono utilizzate come abitazione tanto che, con l’avanzare della civiltà, utilizzando blocchi di tufo della Murgia, con forme ancora oggi in uso, è sorta la città “fuori terra”, più o meno come la conosciamo noi attualmente.

In diverse grotte sparse lungo le Gravine materane, infatti, sono stati ritrovati oggetti risalenti all’epoca paleolitica, che testimoniano la presenza di gruppi di cacciatori.
Nel periodo Neolitico gli insediamenti divennero più stabili, tanto che sono presenti tracce evidenti di diversi villaggi trincerati, in particolare sulla Murgia Timone.

Nel VI sec. a.C., Matera rappresentava parte del territorio dell’entroterra di alcune grandi città della Magna Grecia, come Taranto, Metaponto e addirittura Crotone. Il primo luogo della città costruita, chiamato “Civita”, si trova esattamente al centro dei rioni Sassi e, sulla sua sommità, è maestosamente eretta la splendida Cattedrale del XIII sec., dedicata alla Madonna della Bruna, protettrice della città.

In periodo romano, la stessa Civita venne munita di mura, e sottostanti vi erano ampi spazi aperti con numerose grotte e grandi massi rocciosi, motivo per il quale questi antichi rioni, divisi in due dal colle, furono denominati proprio “Sassi”. E proprio in questi spazi, sempre nello stesso periodo, si insediarono le case rurali che, nel tempo, e in particolare nel Medioevo, ampliandosi, costituirono le identità del “Sasso Caveoso” e del “Sasso Barisano”.

Vi sono varie ipotesi sull’origine del nome della città. Si suppone che il nome d’origine sia “Materia”, dal latino “materia, cioè legname”.
Secondo l’ipotesi di Cely Colaianni, la città sarebbe stata anticamente chiamata dai Greci “Mataia ole”, ovvero “tutto vacuo”, con riferimento alla Gravina, fossa attraversata da torrenti. Altra ipotesi farebbe derivare Matera da “Mata” (cumulo di rocce).
Non mancano teorie più fantasiose, come “cielo stellato” dal greco “Metereon”.

La storia della città di Matera è molto burrascosa. Dapprima fu annessa dai Longobardi al Ducato di Benevento e poi distrutta dai Franchi. Matera fu distrutta più volte: dall’imperatore Ludovico II nell’876 e dai Saraceni, i quali, fautori di una precedente liberazione, la ripresero nel 937 distruggendola completamente nel 994.

Agli inizi del secolo XI il Paese fu rifondato dai Bizantini. Si succedettero vari possessori: Normanno Roberto Loffredi, i cui eredi ne ebbero il possesso fino al 1133, la Corona, in particolare Ferdinando II d’Aragona affidò in feudo, la città di Matera, al conte Carlo Tramontano, poi gli Orsini fino alla fine del feudalesimo (1638).

Matera fece parte della Puglia (Terra d’Otranto) fino al 1663, quando venne incorporata alla Basilicata e nominata capoluogo, vivendo il suo periodo migliore, più florido e prestigioso, fino al 1806, anno in cui questo ruolo politico e amministrativo venne ceduto alla città di Potenza.

A Matera risalta l’impronta orientale dei monaci che hanno contribuito allo sviluppo degli antichi quartieri. A partire dal VIII secolo, infatti, il territorio materano fu teatro di una notevole immigrazione da parte di comunità benedettine e bizantine che si stabilirono lungo le grotte della Gravina trasformandole in Chiese rupestri. Questi gruppi clericali, infatti, portavano dai luoghi di provenienza, tali quali Cappadocia, Anatolia e Armenia, la cultura del vivere all’interno di una grotta, cultura, e arte, che si fusero con una popolazione già esperta ed abituata agli scavi e costruzioni nel tufo.

Per la ricca presenza di chiese rupestri, è stato istituito il Parco Archeologico Storico-Naturale delle Chiese Rupestri del Materano.

Tra le più importanti occorre nominare la Chiesa di Santa Barbara delle Cupole (sec. IX-X), quella di Sant’Antonio del Cortile e delle quattro Chiese (sec. XII_XIII), Santa Lucia alle Malve (con tre navate e pitture del sec. IX a.C.), Santa Maria de Idris e San Giovanni in Montarone (sec. XII_XIV), Madonna delle Virtù e San Nicola dei Greci (sec. X-XI), Santi Pietro e Paolo, Santa Maria della valle, Santa Maria della Colomba, San Pietro in Lama.

Vanno citate, inoltre, la Cripta del Peccato Originale, una grotta, interamente dipinta, in una crepa sotto Matera, e San Pietro Barisano del sec. XII-XIII scavata nella roccia con altorilievo policromo.

La città, pertanto, risulta divisa in due parti, che si caratterizzano, a seconda dell’insediamento, moderno ad occidente, mentre ad oriente quello più antico, e tipico, dei “Sassi”, in cui molte abitazioni, prevalentemente scavate nel tufo calcareo, sono ora abbandonate. A questo proposito, bisogna ricordare che dal primo decennio del 1800 e fino al 1952, la città ha vissuto più di un secolo di decadenza, dovuta alle ricorrenti crisi dell’economia agricola, ma anche alla perdita del suo ruolo politico amministrativo. Il degrado divenne così grave da costringere i cittadini meno abbienti ad utilizzare le grotte come abitazioni, sia per i nuclei familiari che, spesso tutti insieme, per gli animali.

Questo povero e triste modo di vivere è sopravvissuto fino alla prima delle leggi speciali sui Sassi voluta da Alcide De Gasperi, proprio nel 1952, con la quale oltre 15.000 persone furono trasferite, nel corso degli anni, dalle grotte nei nuovi rioni della città moderna, realizzati grazie uno specifico piano regolatore. La Matera di allora contava circa 30.000 abitanti, ed il trasferimento di quasi metà della sua popolazione durò diverso tempo, dal 1953 al 1968. Poiché lo spostamento e le nuove assegnazioni residenziali furono realizzate a cura dello Stato, quest’ultimo divenne proprietario delle antiche abitazioni, tanto che ancora oggi i Sassi, per circa il 70%, sono proprietà del demanio.

Proclamati, nel 1993, Patrimonio Mondiale dell’Umanità tutelato dall’UNESCO, i Sassi sono stati oggetto di complesse azioni di restauro e di recupero delle loro strutture originali, tanto da valorizzarne le grandi risorse ambientali, ma anche e soprattutto storiche, artistiche e monumentali in essi contenute, nonché fonte turistica importante, per la città, per la Basilicata e l’Italia tutta, con una grande rivalutazione di quel meridione anticamente sottostimato, e che invece presenta qualità inestimabili.

Il Sasso Barisano, girato a Nord-ovest sull’orlo della rupe se si prende come riferimento la Civita, fulcro della città vecchia, è il più ricco di portali e fregi scolpiti che ne nascondono il cuore sotterraneo.
Il Sasso Caveoso, guarda a Sud, è disposto come un anfiteatro romano, con le case-grotte che scendono a gradoni.
Al centro la Civita, sperone roccioso che separa i due Sassi, e alla sua sommità si trovano la Cattedrale e i palazzi nobiliari. Di fatto i Sassi si trovano su di un enorme banco calcarenitico a circa 150 mt dal livello del torrente.

Per i materani non era immaginabile che la loro città sarebbe stata considerata Patrimonio mondiale dell’Umanità né che la stessa possa essere, nel 2019, Capitale Europea della Cultura, e, dunque, giustamente, le due proclamazioni sono state, e sono, continua fonte di orgoglio e riscatto per tutti i materani ed i lucani in genere.

La città di Matera è stata fonte di ispirazione per artisti, scrittori, cineasti. Ancora oggi, i suoi Sassi sono saldi alla roccia come la città ad un’immagine primitiva, fortemente attaccata alla vita.
Un vero ponte nella storia dell’umanità, dalle grotte alle stelle, dal paleolitico al futuro, dalla montagna all’indagine dello spazio infinito.

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